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domenica 30 giugno 2013

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del kuore mi ricordo i lividi, e il sangue ghiaccio nelle vene. L'inverno freddo e silenzioso attraversava il moto altalenante dei passi. Ed ero meno bella, meno viva, meno sfacciata. Il tempo più lento, i giorni interminabili e la vita più breve. L'acqua non lava via il sorriso. Mi alzo dal pavimento per sdraiarmi su caldi prati, niente soffitti a definire distanze dal mio sguardo. L'infinito mi abbraccia: cieli porpora e pennuti esseri che virano e planano su dolci poesie. Mentre la disperazione mi trascura, almeno per oggi. Che questo giorno non sia breve, ma al tempo stesso non sia l'ultimo. Anche se il domani dovesse chiamarsi "tempesta".

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