Informazioni personali

La mia foto
Firenze, Italy
agartproject@gmail.com

giovedì 25 aprile 2013

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abbraccio il sole, mi ustiono quel tanto che serve a colorare i giorni. Questi giorni al contrario. Ma la mia foto più bella è in bianco e nero. Ritrae un corpo leggero e due occhi grandi proiettati mondo. Guardandola bene puoi scovare tutta la mia tristezza, il dolore per non esser mai nata.

lunedì 22 aprile 2013

3102 40 22

vorrei mi regalassi delle bolle di sapone. Accompagnami per mano perchè ho paura. Trattienimi mentre soffio: perchè non vorrei far scappare l'anima in un fiato. D'improvviso scappo, mi urli forte di non correre. Mi siedo esausta a piangere, appoggiata ad un tronco morto, scopro le cosce così che l'aria possa posarsi sul monte di Venere. Mi sento stupida. Annuso l'erba, la mangio, la vomito e purifico il mio corpo. Un cane si avvicina a leccare la mia bile, forse vuole amarmi, ma chiudo piano le cosce per allontanare il desiderio. Accuccio il mio corpo vicino al suo, dolcemente, poi digrigno i denti come un lupo: lo azzanno all'improvviso, per farlo guaire di dolore, fino a condurlo alla morte. Una farfalla si posa sul mio seno, sollevo il mio corpo e seguo il suo volo. Torno ad essere un angelo senza peccato.

lunedì 15 aprile 2013

3102 40 51

camminavo sul tetto, mentre il vento si alzava alle mie spalle. Forse voleva spingermi a spiccare il volo, forse voleva lanciarmi verso l'ultima caduta. Pettinava i miei lunghi capelli neri, leggeri come seta a coprire il sole. Un lungo pomeriggio, poi la luna.

giovedì 11 aprile 2013

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Dormo avvolta da una rossa bandiera, aspetto che il vento mi scopra. Mi vedo riflessa allo specchio, mi piace immaginarmi disegnata, come in un fumetto erotico. In me c'è il maligno, lo sento gemere sfiorandomi appena. Non faccio mai colazione, ma mi chiedo come mai, in tutta questa follia, mi sveglio presto per versare il latte nella ciotola dei gatti. Vorrei allevare una giovane tigre, e dopo avergli donato tutte le premurose cure: farmi sbranare. Vivo nel peccato, sognando di morire in quello degli altri.

mercoledì 10 aprile 2013

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ho vomitato, l'odore dei succhi gastrici mi è rimasto tra le unghie, una delle cose poco importanti in un giorno come altri, un giorno di pura euforia. Ho sognato che correvo per le strade, ricoperta di lussuria. Osservavo uomini arrampicarsi ai soffitti e lasciarsi cadere, trattenuti da funi che si stringevano al collo, producendo un rumore simile ad una porta che sbatte; donne avvelenarsi con inguenti, preparati in piccole cucine polverose, che restavano, per buona parte, appiccicati in gola. Tutto nel nome dell'amore non corrisposto da Marlene. Il mio corpo perfetto solcava la strada. Depravati sguardi a violare la mia carne. Avrei voluto fermarmi per sussurrargli: io sono Marlene, la vostra piccola puttana. Sono cascata esausta in un vicolo abitato dai cani. Strappandomi la carne dal petto, frugando tra le putride tette, ho sradicato il cuore per darlo in pasto ai topi. Io mi chiamo Marlene. E vivo questa vita senza sangue, per il semplice fatto di non esser mai nata.

venerdì 5 aprile 2013

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piango, mentre accarezzo dolcemente il peluche a cui ho staccato le orecchie bruciate in giardino. L'odore del fumo mi è rimasto in gola. Il palato continua a secernere saliva amara, continuo a sputare moltiplicando fazzoletti sporchi. Il rimorso mi assale e mi soffoca, non riesco a dormire. Lo stringo forte al seno, poi gli sussurro: "aspettami". Mi alzo dal letto, vado in cucina, afferro il coltello che uso per dividere la carne. Torno in camera, osservo quell'inutile pupazzo e lo colpisco al cuore.
Tre volte:
-la prima per gioco
-la seconda per amore
-la terza per non essere più sola

mercoledì 3 aprile 2013

3102 40 30

non conosco Primavera. Il mio sguardo daltonico non distingue colori. Non parlano di lei queste mura, decorate solo dal sangue rappreso. Posso solo sognarla con le mani tra le cosce, avvolta tra queste bianche lenzuola macchiate dal mio seme. Come antiestetico animale mi dimeno tutte le notti. Amo sentirmi la sua puttana, la troia di una sconosciuta che rimane estranea quanto me. E neppure io mi conosco. Di me so solo il nome. Io sono Marlene. Ed oggi il mio primo giorno di scuola.